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Fano, PU, Italy
Veronica Chessa nasce a Orbetello nel 1975. Nel 1992 si diploma presso il Liceo Artistico di Grosseto, prosegue gli studi laureandosi all’Accademia di belle Arti di Firenze (sezione pittura) con una tesi in Estetica dal titolo “Nitrato d’Argento: il pubblico e il cinema”. Nel 2004 si trasferisce a Fano, dove attualmente vive e lavora. La ricerca artistica di Veronica si accosta alla sfera del surreale e si compie principalmente attraverso la pittura, la grafica e il collage digitale.

29 aprile 2018

BESTIARIO SARDO per la rassegna di illustrazione "di segno in segno"

  








 
      


"Bestiario sardo" 
testo critico di Roberta Vanali

“A volte dipingo attratta da qualcosa che “luccica” e che comunque emerge rispetto ad altro attraverso gli occhi e inconsciamente attraverso la mente. Improvvisamente si apre un mondo che stupisce anche me”. Muove da una evidente fascinazione per la natura, dalla sua complessità e perfezione, Veronica Chessa, natura intesa nelle sue varie declinazioni, fondata sulla meticolosa attenzione per il tratto, deciso e raffinato, e sulla restituzione dei minimi dettagli, a farla da protagonista. Non lontana dagli stilemi degli illustratori d’epoca vittoriana - periodo particolarmente florido per il medium espressivo che in quel frangente si lega indissolubilmente alla letteratura - ai quali coniuga un universo visionario che affonda le radici in un hummus di matrice simbolico-surreale, Veronica Chessa mette in scena un originale Bestiario sardo. Creature ibride, che si ispirano all’antropomorfismo adottato da Esopo e Fedro per le loro fiabe, passando per Orwell e la sua Fattoria degli animali, fino ad arrivare a Walt Disney che dà vita Mickey Mouse e Donald Duck, sono il pretesto per restituire in maniera allegorica e con perfezione certosina l’anima della Sardegna. Usi e costumi della tradizione mutuati dall’esperienza diretta dell’artista, senza mai cadere nella banalità del folclorismo di genere.
Strumento d’indagine delle verità nascoste, l’artista si avvale della fisiognomica nel tentativo di trarre gli aspetti caratteriali e psicologici dai lineamenti e dall’espressione del volto. “La fisiognomica è un tipo di osservazione grazie alla quale dalle caratteristiche del corpo rileviamo anche le qualità dell’animo”, per parafrasare lo storico umanista Pomponio Gaurico.  Immortalati in posa come nei ritratti d’epoca, gli animali caratteristici dell’isola assumono sembianze umane. L’incontro tra uomo e bestia si concretizza attraverso lo sguardo di Veronica sulla Sardegna, il più delle volte filtrato dai racconti tramandati oralmente dalla famiglia paterna. Ed ecco che dei piccoli cinghiali in costumi d’epoca sono ritratti mentre giocano con una bardofula, tipica trottola in legno, mentre le gemelle altro non sono che due pavoncelle affrontate, motivo ricorrente nell’intaglio del legno e nella decorazione delle ceramiche di provenienza bizantina, eleganti nelle pose e nei gesti, separate soltanto da una pianta di mirto selvatico. E se il marangone dell’Asinara, con tanto di ciuffo e asinello alle spalle, indossa la giacca in lana di pecora tipica del pastore sardo, il daino, anticamente denominato dama e bardato come una vera e propria dama, ostenta palchi in corallo rosso, prezioso organismo che popola i fondali del mare di Alghero. Del visionario universo dell’artista fanno parte anche il custode del ribes sardo, incarnato da un cervo oramai estinto che abitava il Supramonte, zona da dove il ribes proviene, e l’imponente muflone dallo sguardo fiero, restituito come un vecchio pastore in posa davanti a un brulicante arazzo. La chiosa non poteva che essere rappresentata dai Mamuthones, maschere tradizionali di Mamoiada, emblematica fusione tra uomo e animale. Chimera dell’atavica terra sarda.

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